10.07.2025

Esiste ancora il processo ai minorenni?

Il comunicato del Direttivo e della Commissione ‘Carcere e Sorveglianza’ della Camera Penale “Vittorio Chiusano” sulla vicenda dell’udienza preliminare al Tribunale per i Minorenni di Torino che si è protratta per quasi 15 ore e si è conclusa alle 23:57, unicamente per evitare la scadenza delle misure cautelari.
La Camera Penale del Piemonte Occidentale e Valle d’Aosta denuncia l’assurdità di un’udienza preliminare durata quasi 15 ore al Tribunale per i Minorenni di Torino e conclusa alle 23:57, unicamente per evitare la scadenza delle misure cautelari detentive fissata per il giorno successivo.

Una maratona giudiziaria inaccettabile, che dimostra come si stia progressivamente smarrendo la vera natura del processo minorile: un procedimento che, per Costituzione e ordinamento, dovrebbe garantire al minore non solo un giusto processo ma anche un tempo adeguato per la difesa, la riflessione del giudice e un percorso orientato al recupero e al reinserimento.

Oggi assistiamo a una deriva sempre più repressiva e carcerocentrica del processo, aggravata dall’impatto del cosiddetto “decreto Caivano”, che ha prodotto un preoccupante aumento del ricorso alla custodia cautelare in carcere per i minorenni (+55% di ragazzi detenuti). Un dato insostenibile per strutture penali minorili già al limite del sovraffollamento, con effetti gravi sul piano della sicurezza interna, del rischio suicidario e della possibilità di offrire concrete opportunità educative e riabilitative.

Il tempo nel processo minorile ha un valore speciale, perché riguarda non solo la responsabilità penale ma anche la costruzione del futuro di un ragazzo o di una ragazza. Trattare procedimenti così delicati come scadenze da rispettare “a qualunque costo” significa compromettere i diritti fondamentali di difesa e snaturare la finalità della giustizia minorile che è quella di assicurare la continuità o l’avvio di un percorso formativo.

E’ bene ricordare che le scelte cautelari devono sempre rispettare i principi di proporzionalità e adeguatezza, evitando di trasformare la misura più restrittiva in una regola automatica. E chiedono a magistratura, politica ed enti locali di invertire la rotta: tornare a porre il minore al centro, investendo in progetti concreti di reinserimento; rivedere norme repressive che producono solo nuove marginalità; migliorare l’organizzazione delle udienze, garantendo tempi ragionevoli e rispetto dei diritti difensivi.

La giustizia minorile deve restare un modello di civiltà giuridica e tutela dei più fragili, non un surrogato del processo ordinario finalizzato solo alla applicazione di pene detentive.

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Torino, 9 luglio 2025

Il Consiglio Direttivo                                      La Commissione “Carcere e Sorveglianza”