Comunicato sull’arresto dei sei agenti di polizia penitenziaria presso il Carcere di Torino
Il Direttivo della Camera penale “Vittorio Chiusano” ed i Referenti regionali dell’Osservatorio carcere dell’Unione Camere penali italiane,
non entrando ovviamente nel merito della vicenda che ha condotto all’arresto di sei agenti della polizia penitenziaria di Torino e della relativa indagine in corso, ricordano che la presunzione di innocenza è alla base di ogni procedimento penale nel nostro Paese. Non possono pero al contempo non lanciare una volta ancora un grido accorato per la gravissima situazione in cui si trovano a vivere ventiquattro ore al giorno le persone detenute. E con loro, nel tempo diel loro lavoro, gli agenti di polizia penitenziaria. Determinata in particolare dal sovraffollamento. Se, come scrisse nel 2013 l’attuale presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, esso “puo’ tradursi per dimensioni e caratteristiche in trattamento disumano e degradante”, che dire del fatto che al 30 settembre 2019, dicono le statistiche del Ministero della Giustizia, erano detenute nel carcere di Torino 1523 persone a fronte di 1061 posti indicati come disponibili? E complessivamente in Italia 60.000 per 50.000 posti (quando non più verosimilmente 46.500)? A cio’ si aggiungano i dati relativi alle persone tossicodipendenti ed alcooldipendenti, a quelle malate dal punto di vista fisico e malate psichicamente. Non c’è da stupirsi se le percentuali più alte di suicidio e di gesti autolesionistici si registrano tra le persone detenute. E che ciò riguardi anche il personale di polizia penitenziaria. Insomma. Il pianeta carcere ci costa oltre 3 miliardi di euro all’anno. Vede tanto le persone detenute quanto gli agenti vivere senza che siano rispettate le leggi di ordinamento penitenziario. 70 persone su 100 dopo non molto tempo che ne sono uscite vi fanno rientro. Che sia il caso di ripensarlo?
Il Consiglio Direttivo
La Commissione Carcere
I Referenti Regionali dell’Osservatorio Carcere Ucpi