13.11.2022

LETTERA APERTA

 

Se un uomo affidato alla custodia dello Stato si toglie la vita tutti noi abbiamo perso.

I ripetuti suicidi verificatisi nel carcere “Lorusso e Cutugno”, al pari di episodi tristemente analoghi avvenuti nelle altre carceri piemontesi, non possono e non devono lasciare indifferenti la nostra Città, perché rappresentano una ferita drammaticamente intollerabile.

Se può accadere che diversi uomini detenuti e, come tali, presi in cura dallo Stato, organizzino la propria morte e portino ad esecuzione il proprio intendimento all’interno di una struttura pubblica presidiata, utilizzando mezzi in dotazione alla struttura stessa, si apre certamente il tema delle responsabilità.

Ma questo non può bastare perché, di fronte alla morte, l’accertamento di chi ha sbagliato appare davvero riduttivo e anche un po’ inutile.

E’, invece, il tempo, urgente, per provare a cambiare le cose.

Il nostro è un invito, misto di dolore e rabbia, rivolto alle istituzioni, politiche e non, perché mettano al primo posto della loro agenda investimenti di idee e di denari che possano aiutare il nostro carcere a recuperare un livello di adeguatezza.

Le infrastrutture precarie, al pari della carenza di personale professionalmente preparato, rappresentano concause delle difficoltà che il carcere cittadino si trova a dover affrontare ormai da tempo.

Ma il nostro vuole essere anche un invito rivolto alla società civile, agli imprenditori, alle associazioni, a tutti i presidi sociali, alla magistratura, perché solo attraverso una rete di impegno si può pensare ad un carcere più umano e a percorsi rieducativi effettivi per chi si trova ad affrontare la detenzione.

Torino oggi è ferita, ma tante volte ha saputo rialzarsi e recuperare il tempo perduto.

L’avvocatura torinese è pronta a fare la sua parte, per cercare soluzioni che consentano di avere una struttura carceraria adeguata, ma anche per provare a mettere insieme quelle parti della società in grado di offrire indispensabili aiuti per ottenere un’esecuzione della pena, anche attraverso le misure alternative alla detenzione, realmente propria di un Paese civile.

Da soli, però, non possiamo farcela.

E’ indispensabile che si conosca la realtà del nostro istituto carcerario e che si investa senza indugio su di esso e sulle correlate possibilità di attivare percorsi alternativi alla semplice detenzione.

Ci sono profili che riguardano ovviamente la politica nazionale e tra questi, senza dubbio, una drastica limitazione del ricorso alla custodia cautelare in carcere, ma ve ne sono altri, immediatamente attivabili, che coinvolgono le istituzioni locali e la società civile cittadina. 

Per queste ragioni noi invitiamo l’Amministrazione comunale a volere prevedere nella prossima settimana un minuto di silenzio cittadino per ricordare coloro che si sono tolti la vita nel nostro carcere, qui, accanto a noi, per poi dare spazio ad un serio programma di sostegno dell’istituzione carceraria.

Per queste ragioni noi invitiamo la società civile e gli imprenditori locali a proporsi per creare opportunità per quei detenuti che seriamente intendono portare avanti il proprio percorso di reinserimento sociale.

 

Torino, 12 novembre 2022

 

 

Il Consiglio Direttivo

Della Camera Penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte Occidentale e Valle d’Aosta

 

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