22.10.2023

IL TEMPO, I TELEFONI, LE REGOLE – Delibera del Consiglio Direttivo del 22.10.2023

Il Consiglio Direttivo della Camera Penale “Vittorio Chiusano” rileva come la vicenda processuale che ha coinvolto e coinvolge un imprenditore torinese, meglio nota come “il processo delle 24.000 intercettazioni”, offra lo spunto per alcune osservazioni critiche in ordine alla non rara distorsione dell’utilizzo dei mezzi di ricerca della prova alla quale siamo soliti assistere.

 

Nella difficile ricerca di equilibrio tra attività investigativa, libertà e diritti costituzionalmente tutelati, tutti noi dobbiamo avere un sereno punto di riferimento nelle regole procedurali.

 

Le intercettazioni telefoniche non sono un mezzo di ricerca di reato o di reati, bensì uno strumento investigativo di ricerca della prova di illeciti già in qualche modo emersi e noti alle Autorità inquirenti.

 

Le regole che le presiedono sono chiare e, se applicate correttamente, anche alla luce del confronto con i diritti di libertà propri di ogni singolo cittadino, segnano limiti invalicabili, caratterizzati da tempi certi e da obiettivi processuali sicuri.

 

Il tempo delle indagini e dell’accertamento processuale non è certamente un aspetto secondario nella complessiva valutazione della gestione di qualsiasi vicenda processuale, perché i termini dell’accusa precaria incidono pesantemente sulla presunzione di innocenza, da un lato, e sulla vita di donne e uomini dall’altro.

 

Anni e anni di intercettazioni telefoniche e di indagini, con processi incerti e posticipati per le ragioni più disparate, sono in grado di mettere in ginocchio chicchessia. Vale la pena di ricordare ancora una volta la struttura, semplice, del nostro ordinamento: le indagini servono per offrire al pubblico ministero le indicazioni su una determinata ipotesi di reato, ma è nel processo, nel contraddittorio tra le parti, che si dovrà formare la prova e il correlato convincimento del giudice.

 

Il frequente ricorso a intercettazioni a strascico, protratte per tempi infiniti, oltre a porre in serio dubbio il rispetto delle regole procedurali, rischia di trasformare indebitamente le captazioni telefoniche da strumenti di ricerca della prova in strumenti di perpetua e spasmodica ricerca di condotte illecite.

 

La libertà e la segretezza delle comunicazioni, declinazioni cardine della libertà personale, possono e devono trovare limitazione solo in casi eccezionali e nei limiti imposti dalla legge.

 

Non è accettabile la sostituzione dello schema normativamente imposto “notizia di reato – indagine – intercettazioni come mezzo di ricerca della prova per verificare la fondatezza della notitia criminis” con l’incostituzionale schema “intercettazioni alla ricerca di reati – notizia di reato – indagine”.

 

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Le complesse applicazioni delle regole processuali impongono ulteriori riflessioni. 

 

Esiste, o dovrebbe esistere, il vaglio di un giudice per le indagini preliminari sulle richieste di intercettazioni rinnovate nel tempo da un pubblico ministero, ma questo vaglio, non raramente, appare scarsamente incisivo.

 

Viene talora il dubbio che su tale consuetudinario modus operandi incida anche la vicinanza ordinamentale e culturale di giudici e pubblici ministeri.

 

Non solo, ma, come ormai noto, le attività di indagine possono essere utilizzate, attraverso regole fortemente limitative delle garanzie processuali, anche nei procedimenti di prevenzione, terreno sempre più battuto da Procure e Forze dell’Ordine per provare a ottenere risultati che in sede processuale potrebbero essere a rischio. 

 

La limitazione di diritti e libertà assume allora connotazioni realmente allarmanti giacché le misure di prevenzione stanno pericolosamente dilagando nella loro dimensione fortemente invasiva sotto il profilo personale, ma, soprattutto, patrimoniale.

 

La distorta applicazione delle regole procedurali è in grado di determinare un’indebita compromissione dei diritti del cittadino e, dunque, gli avvocati penalisti torinesi auspicano che gli uffici giudiziari, torinesi e non solo, vogliano avviare una profonda riflessione sul rapporto tra mezzi di ricerca della prova e libertà, riflessione che possa portare a prassi virtuose e rispettose dei dettami ordinamentali.

 

Torino, 21 ottobre 2023

 

Il Consiglio Direttivo

               Camera Penale “Vittorio Chiusano”